Questo
è lo slogan che abbiamo voluto adottare in occasione del rito della Promessa e
dell’Accoglienza tenutosi domenica 5 febbraio presso il Santuario francescano
di Cava de’ Tirreni. È chiaro che si tratta di un verso della famosa canzone di
Marco Mengoni, al quale però abbiamo voluto dare un inquadramento ben definito:
il “Te”, a cui allude il cantante, non che essere Gesù, il quale rappresenta
per noi “l’Essenziale”, la sostanza di ogni giorno a cui non potremmo in nessun
caso rinunciare. Dunque, per poter essere convinti di questo, c’è bisogno
intraprendere un cammino che ci porti ad accantonare tutte le cose vane della
vita - quelle cose materiali e quei comportamenti o convinzioni inutili e
sterili che non fanno altro che appesantirci - per giungere così al cuore della
fede cristiana, a ciò che davvero conta, a ciò che è necessario per la vita di
un uomo; giungere a Gesù.
Le
strade da poter percorrere sono tante, però questa volta abbiamo scelto di
farci guidare da due concetti, la secolarità e la minorità, le quali hanno
caratterizzato tutte e quattro le tappe affrontate. Infatti, nella prima
abbiamo potuto apprezzare la secolarità grazie alle parole e alle esperienze
donateci da una ex gifrina, la quale ci ha mostrato come l’essere giovane
francescano invade ed orienta l’intera esistenza umana.Ci permette di osservare
i fatti e le vicende quotidiane sotto una luce diversa, convinti che Cristo,
come un buon Padre, non ci abbandona nelle difficoltà e nella tristezza, ma ci
accompagna e ci guida perché “Alle spalle
e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano” (Salmo 139).
Nel
secondo incontro, invece, ci si è voluti concentrare sulla minorità dell’uomo
nella Chiesa Cattolica. La condizione stessa di Figli ci deve guidare nella
ricerca della Misericordia del Padre attraverso gli insegnamenti della Chiesa:
infatti, per il giovane francescano la Chiesa diviene Madre poiché si prende
cura dei suoi figli, si pensi ad esempio alla funzione svolta dal Magistero
della Chiesa Cattolica. Anche gli stessi figli, però, devono prendersi cura di
lei poiché è Gesù stesso che ce l’ha affidata: Egli è venuto a rivelarci la
verità e la bellezza di essere Figli di Dio, ci ha aperto gli occhi sulla bontà
e sulla Misericordia del Padre. Ci ha mostrato questo con i fatti: il
sacrificio della croce diviene dunque non un momento di tristezza ed angoscia,
ma di gioia, perché Gesù ha sconfitto anche la morte e dona il suo corpo e il
suo sangue ogni giorno nell’eucarestia.
In
virtù della convinzione di essere Figli di un unico Padre, nella terza tappa
del nostro cammino di avvicinamento al rito della Promessa, ci viene ribadito
che non possiamo non comportarci come fratelli tra noi. Il rapporto che deve
legarci deve essere quello della minorità: bisogna farsi carico dell’altro,
delle sue difficoltà e delle sue emozioni, accogliere il prossimo come un dono
per sperimentare l’amore di Dio; Gesù ci dice che «Ogni volta che avete
fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto
a me», (Matteo 24, 40).
Mettere
in pratica però gli insegnamenti del Maestro è cosa tutt’altro che semplice:
spesso rientriamo perfettamente nelle vesti del fratello invidioso nella famosa
parabola delPadre Misericordioso (o
del figliol prodigo), il quale,
saputo del rientro del fratello allontanatosi di casa, e dell’accoglienza
festosa riservata a lui dal padre, si sente indispettito per il duro lavoro e
per la sincera fedeltà al servizio del padre, mai adeguatamente ripagati. A
volte, però, ci capita di assomigliare moltissimo al figlio sicuro di sé della
parabola che, chiesta la sua parte di eredità, è convinto di poter riuscire
nella vita ed avere successo soltanto grazie alle sue capacità. Ben presto però
si guarda dentro e si pente, riconosce di aver sbagliato e, con cuore umile,
ritorna sui suoi passi invocando la Misericordia del Padre.
Infine,
il percorso di preparazione al rito della Promessa si è concluso con un momento
di riflessione e meditazione culminato con la celebrazione del sacramento della
riconciliazione. Anche in questo momento non è mancato il gusto di assaporare
il dono della fraternità, avendo l’occasione di mostrare cosa meglio ci
rappresenti e cosa rappresenta per noi la fraternità attraverso un oggetto
simbolico.
In
conclusione, possiamo dire che il percorso affrontato ci ha permesso di capire
cosa veramente conta nella nostra esistenza, cos’è per noi l’Essenziale: per
noi ha un nome ed è quello di Gesù. Lui, che si spezza per noi ogni giorno
nell’Eucarestia, è il nostro centro, le sue opere e i suoi insegnamenti
racchiusi nel Vangelo sono la nostra guida, la Chiesa che ci è stata affidata e
che si prende cura dei suoi figli è la nostra Madre, i poveri e gli ultimi, di
cui farsi carico e prendersi cura, sono i nostri fratelli.
Questo
abbiamo Promesso!!