Anche quest’anno, nella giornata del 19 marzo 2016, la Diocesi Amalfi-Cava de’ Tirreni ha organizzato la Festa diocesana dei giovani.
Tutti i giovani della Diocesi si sono trovati coinvolti in questo evento che, quest’anno si è svolto nel comune di Amalfi. L’organizzazione ha previsto la suddivisione dei giovani in base alle sette foranie della diocesi, dislocando quindi i vari gruppi nelle piccole chiesette intorno ad Amalfi.
Noi giovani della GIFRA ci siamo fermati ad Amalfi e ci siamo recati insieme ad altri giovani in aula catechistica, nella quale si è svolta una piccola catechesi sul significato del sacramento della riconciliazione. Due rappresentanti dell’azione Cattolica hanno voluto trasmettere tutto ciò tramite il brano tradotto dei Pink Floyd ‘Wish You Were Here’: (Vorrei che fossi qui , che l’amore Cristiano è immenso come il mare e deve riuscire a remare al di là dei pregiudizi e delle credenze, che creano una prigione per l’individuo stesso e per il suo rapporto con gli altri e che in altre parole, sviliscono la sua libertà. Come vorrei, come vorrei: che fossi qui, siamo solo due anime sperdute, che nuotano in una boccia di pesci. Anno dopo anno, corriamo sullo stesso vecchio terreno e cosa abbiamo trovato? Le solite vecchie paure. Come vorrei che fossi qui). Con questa canzone hanno invitato i giovani a non correre più per quello “ stesso vecchio terreno” e a non fare come “i pesci” che ruotano nella “boccia”, con le stesse paure , ovvero i pregiudizi di sempre, e le conclusioni affrettate che poniamo in continuazione verso gli altri. Piuttosto, dovremmo fare come Gesù che, nel Vangelo di Giovanni, invita il non-peccatore a scagliare la prima pietra contro l’adultera e che infine pone una domanda quasi sarcastica: “Nessuno ti ha condannata?” –“Nessuno, Signore”. Ebbene, chi avrebbe potuto condannare l’adultera e quale senso avrebbe avuto, se in fin dei conti, tutti siamo peccatori? Allora è lì che Gesù va oltre le convenzioni delle folle e si inginocchia in modo da collocarsi sullo stesso piano della peccatrice , la riporta in piedi e le chiede solo di provare a non peccare più. C’è da dire, che lo spunto di riflessione è partito. A questo punto il cuore è pronto per la confessione, grazie alla disponibilità dei sacerdoti che si sono posti in ascolto dei giovani.
Dopo questo momento ci si è recati tutti verso il Duomo di Amalfi per accogliere la testimonianza di una Suora missionaria redentorista, introdotta da un momento di animazione della Gifra e dei giovani della parrocchia della Santissima Annunziata di Cava . Gesti semplici , parole elementari che però assumono un significato grande. In seguito tutti i giovani hanno varcato la porta Santa, inginocchiandosi e baciando la terra in segno di devozione, fede e rispetto. In quel momento si ha la mente libera da tutti i pensieri, l’anima leggera e il cuore colmo di gioia.
Ha avuto inizio la celebrazione in Cattedrale con l’introduzione di don Giovanni Pisacane, responsabile della Pastorale giovanile, seguito dal discorso di S.E. Mons. Orazio Soricelli sui temi del peccato, del perdono e della misericordia.
Al termine di questo momento ci siamo recati in piazza….Un trancio di pizza e una fetta di torta, music-deejay , sorrisi, sguardi, balli latino-americani, l’autobus con qualche canzone stonata, un po’di stanchezza e in borsa un’esperienza in più .
martedì 19 aprile 2016
Festa dei giovani 2016
domenica 3 aprile 2016
Mani Tese Verso Il Mondo
Sabato 12 Marzo la Gioventù francescana di Cava de'
Tirreni ha vissuto l'iniziativa "Mani tese verso il mondo"
incontrando i detenuti dell'Istituto a Custodia Attenuata di Eboli per il
Trattamento delle Tossicodipendenze e/o Alcoldipendenze.
L'incontro, tenutosi presso il piccolo teatro curato e
abbellito dai detenuti stessi, ha visto la partecipazione di nuovi detenuti che
la scorsa volta non erano presenti, i quali hanno potuto assistere insieme ai
gifrini ai momenti di testimonianza e di condivisione di alcuni detenuti, che
hanno avuto ancora una volta il coraggio di parlare di esperienze della propria
di vita, non vissute con semplicità e con razionalità.
Oltre alle testimonianze, in questo tempo pasquale, i
gifrini e i detenuti hanno realizzato nell'istituto una piccola via Crucis e
poi, insieme, prendendosi per mano hanno
recitato il Padre Nostro.
Leggiamo alcune emozioni e sensazioni vissute dai
partecipanti:
SIMONA: "La visita all'Icat di Eboli per me è
stata un'esperienza nuova che mi ha toccato molto. Ascoltare le testimonianze
di alcuni detenuti che hanno attraversato vicende molto difficili, mi ha dato
modo di riflettere su quante volte noi non apprezziamo il dono della LIBERTA'. Libertà non solo come
libertà di circolazione, ma anche come libertà di scegliere cosa è bene e cosa
è male. Alcuni fanno delle scelte sbagliate, optando per qualcosa che sanno non essere
giusta, ma quel momento di debolezza in
quella determinata circostanza li induce ad orientarsi su quella strada. Ciò
che conta è il ravvedimento, la voglia di tornare alla persona che si era
prima, cercando di imparare dai propri errori per non commetterli più. Per fare
questo noi esseri umani da soli non possiamo andare avanti, abbiamo bisogno di
una forza "speciale", di una carica nuova, e questa forza può darcela
solo il Signore".
MARCELLA:" La cosa che mi ha colpito è stato
quando per concludere il pomeriggio dovevamo recitare il Padre Nostro e ci era
stato chiesto di andare tra i detenuti. Nel tenere loro le mani il mio cuore
batteva forte, non so descrivere che sensazione era, ma batteva ed ero
felice".
ROSANNA:" E' la seconda volta che faccio questa
esperienza e questa volta è stato come andare a trovare un amico che non vedevo
da tempo! Ho conosciuto nuove persone… Conoscevo solo un ragazzo, ma la sua
testimonianza è stata più dettagliata della volta precedente. Alcune esperienze
sono molto forti e toccanti, c'è chi ha sempre vissuto con una famiglia di
tossicodipendenti e chi in un quartiere difficile come Scampia. Si inizia per gioco,
si continua per piacere e ci si riprende per vivere davvero! Il dolore provato
da queste persone è davvero indescrivibile e per quanto ci si possa mettere nei
loro panni, essere protagonisti è tutta un'altra storia. Spero che una volta
usciti dall'ICAT trovino qualcuno che accetti il loro passato e li ami per come
sono ora, senza pregiudizi. Uscire non è facile, non rientrare è difficile, per
questo non devono sentirsi soli, altrimenti trovano rifugio solo nelle
sostanze".
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