“ Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei
cieli” ( Mt 5,3). Ma che cosa significa
essere beati? Beati vuole dire essere felici. Ditemi: voi aspirate davvero alla
felicità? In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si
rischia di accontentarsi di poco, di avere un’ idea in “piccolo” della vita.
Aspirate invece a cose grandi. Allargate i vostri cuori!”.
Questo
è il messaggio che il santo padre Papa Francesco ha inviato ai giovani in occasione della XXIX giornata mondiale
della gioventù 2014. In comunione
con la Chiesa di Roma, ogni anno anche la Pastorale Giovanile della
diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni, sceglie un comune del proprio territorio
per celebrare la Festa Diocesana dei Giovani. Quest'anno è stata la volta
di Agerola che, il 26 aprile 2014, ha accolto giovani e
giovanissimi delle diverse realtà parrocchiali nel suo centro
Polifunzionale mons. Andrea Gallo nella frazione Campora. Tenendo fede
alle parole del Papa, tutti
i ragazzi sono stati invitati ad interrogarsi sul tema “La chiave della
felicità”.Anche la Gioventù francescana di Cava de’ Tirreni ha partecipato attivamente alla realizzazione di questa festa in collaborazione con don Giuseppe Milo, parroco di Campora, e con l’equipe di pastorale giovanile della diocesi. Alle ore 16.00 si parte con l’accoglienza di giovani e giovanissimi sulle note del canto dei Gen Rosso “ Un Fiume di felicità”, scelto come inno della giornata e animato dai ragazzi della Gi.fra e della parrocchia della SS. Annunziata. Dopo un caloroso benvenuto da parte del sindaco della città, è stato presentato l’ospite speciale della giornata: don Roberto Dichiera, che ha portato la sua testimonianza ai giovani. «La mia storia è composta da tante tappe - ha esordito - a dodici anni ho provato la prima sigaretta, a quattordici i superalcolici nelle discoteche. Ai miei dicevo che andavo a fare un giro in paese con gli amici e invece andavo a sballarmi». Dopo la terza Media, don Roberto non ha più voglia di studiare e si arrangia con qualche lavoretto, «giusto per tirar su due lire da spendere nel weekend». A diciassette anni le prime vacanze trasgressive in Riviera romagnola. «Era il 1991 - ha ricordato don Dichiera - eravamo a Riccione e la vacanza è stata un mix tra ragazze e spinelli». A diciannove anni don Roberto parte per il servizio militare, in Veneto, ma la situazione non migliora. «Avevo la mia «roba» anche in caserma - ha spiegato - bastava farla sparire nella spazzatura quando arrivavano le ispezioni e poi ripescarla, e il gioco era fatto. Poi, il venerdì, si tornava a casa in permesso e partiva il lungo fine settimana in discoteca». «Stavo bruciando nell’inferno - ha continuato don Roberto - quando un giorno il Signore ha mandato un angelo a salvarmi, un angelo con le sembianze di una meravigliosa ragazza, Manuela».
Il sacerdote ha ripercorso ogni istante di quel fondamentale incontro: dallo scambio del numero di telefono all’ innamoramento. << All’inizio cercai di resistere, di restare quello che ero trascinando anche Manuela nel mio mondo fatto di sballo ed eccessi. Le raccontai tutto di me, le dissi che l’avrei fatta divertire. Ma c’era una forza strana in lei, qualcosa che mi diceva: “Roberto, non sarò io a seguire te. Semmai il contrario”». Il piano di Roberto infatti cambia. «La domenica - ha affermato - Manuela andava a messa, e questo succedeva anche quando andavo a dormire da lei a Bologna. Io non volevo fare quello che resta a letto a poltrire, così cominciai ad accompagnarla. Le prime volte restavo in fondo alla chiesa e pensavo: “Che noia”. Poi, con il passar dei mesi, presi a trascorrere quasi tutti i fine settimana da lei e la messa diventò una costante. Lo facevo per amore, certo, ma a poco a poco iniziai ad ascoltare l’omelia, a provare a schiudere le labbra nella preghiera: ma non me ne ricordavo una, era dai tempi della cresima che non dicevo un’Ave Maria». Don Roberto decide di confessarsi e ricevere la comunione. Da quel momento diventa un’altra persona. Nel 1996 don Roberto decide di diventare sacerdote. Da dieci anni vive a Roma nella comunità «Nuovi Orizzonti» ed è un sacerdote di strada, ossia si spende per evangelizzare le persone più lontane dalla fede. Si reca nei centri sociali e nelle discoteche per promuovere una serie di iniziative e per favorire l’ascolto delle persone.
Don Roberto si è soffermato su due puti fondamentali per la ricerca
della felicità: la lettura del Vangelo e il perdono. Infatti Cristo è la via
per raggiungere la felicità, come ci ricorda anche Giovanni Paolo II: “quando
cercate la felicità è Cristo che cercate”; la felicità è raggiungibile attraverso il perdono di se stessi e degli
altri.
I ragazzi sono intervenuti per porre a
don Roberto le loro domande e le loro curiosità e testimoniando la loro
esperienza di felicità.
A
seguire c’ è stato
un breve momento di preghiera con il saluto e l’intervento dell’arcivescovo
mons. Orazio Soricelli, sempre presente alle iniziative giovanili, e con
l’annuncio della prossima festa dei giovani che si svolgerà il 28 marzo 2015
nella parrocchia di santa Lucia di Cava de’ Tirreni.
Infine, come segno della giornata è stata consegnata ai ragazzi una“ chiave della felicità“ con delle frasi di Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II.
La festa si è conclusa con un abbondante buffet offerto dalla comunità di Campora, con balli e canti.
Infine, come segno della giornata è stata consegnata ai ragazzi una“ chiave della felicità“ con delle frasi di Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II.
La festa si è conclusa con un abbondante buffet offerto dalla comunità di Campora, con balli e canti.
Se vi va di conoscere la nostra realtà vi aspettiamo al convento S. Francesco e S. Antonio ogni giovedì alle ore 20:00 oppure potete seguirci sulla pagina facebook “Gifra Cava dei Tirreni” o qui, sul sito internet. Pace e Bene!!!
#GiFraCava
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