“Scrivi
che benedico tutti i miei frati che sono ora nell'Ordine e quelli che vi
entreranno fino alla fine del mondo. Siccome non posso parlare a motivo della
debolezza e per la sofferenza della malattia, brevemente manifesto ai miei frati
la mia volontà in queste tre esortazioni.
Cioè: in segno di ricordo
della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino tra loro, sempre amino
ed osservino la nostra signora la santa povertà, sempre siano fedeli e
sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa Madre Chiesa".
Proprio dalle parole del
Testamento di Siena di S. Francesco (FF 132 – 135) i gifrini si sono lasciati
guidare per vivere il Convegno Regionale a Piedimonte Matese. “Essenzialmente
TU” lo slogan del Convegno, perché in questi giorni i 500 adolescenti, giovani
e giovani-adulti sono andati alla ricerca
dell’essenzialità della chiamata
alla Gioventù Francescana con lo scopo anche di annunciare Cristo ai giovani
del territorio.
Il primo giorno è stato
dedicato alla riscoperta della nostra chiamata alla libertà, alla vita
francescana. Quante volte noi giovani lasciamo che la vita faccia il suo corso,
che ci attraversi senza viverla a pieno. Siamo cechi, ci basta quello che ci
viene presentato, non abbiamo sogni, ci accontentiamo del piccolo pezzo di
cielo che riusciamo a vedere dalla finestra della nostra camera. La vita ci chiede
continuamente di fare delle scelte, ma quante volte facciamo fatica a prendere
una posizione e preferiamo lasciar perdere, non pensarci, dormire. Ma ecco che
entra in gioco Lui: il Signore chiama ognuno di noi a percorrere un strada
diversa. Quanti “sì” durante il giorno pronunciamo in modo disordinato, senza
dargli alcun valore, invece Cristo ti prende per mano e piano piano ti fa
capire come rispondere alla sua chiamata. Così è successo anche a S. Francesco.
Egli decide di cambiare la propria vita non solo per il sogno avuto a Spoleto,
ma anche per incontri particolari: il lebbroso, il Crocifisso che gli parla a
S. Damiano e dice “Francesco va’ e ripara la mia casa”. Francesco risponde alla
chiamata del Signore, ma non comprende le modalità da seguire, non comprende a
pieno il messaggio. Ci pensa il Signore
a guidarlo. Anche noi dobbiamo metterci in gioco, darci da fare e “sporcarci”
le mani, andare alla ricerca di nuovi orizzonti. In particolare, la chiamata di
noi francescani ci porta a seguire un modello di vita che è la fraternità. La
fraternità è al centro dell’esperienza della GiFra ed è una grande opportunità
nella vita di ognuno di noi. Ci offre un formazione sia umana che cristiana. La
FRATERNITÀ è accoglienza, rispetto dell’altro, libertà, perdono, accompagnare
l’altro. Proprio questo tema è stato affrontato il secondo giorno, la nostra
chiamata all’amore fraterno. Francesco
capisce che siamo chiamati ad amare l’altro, accoglierlo anche se lontano da
noi. Per vivere l’amore fraterno bisogna deporre le maschere, essere veri,
altrimenti ci limitiamo ad essere giovani che stanno bene insieme ma senza relazioni
vere. Amare è uno stile di vita da accogliere, vivere, è la forza di vita che
ti fa sorridere. Infine il terzo giorno è stato dedicato alla chiamata nella
Chiesa, con l’obiettivo di riscoprirci con Francesco, figli pienamente inseriti
nella realtà ecclesiale. L’intero convegno si è basato sulle testimonianze, che
sono state la vera attività formativa dell’esperienza: la figura di Giulia
Gabrieli, ragazza di 14 anni, che ha trovato nella sua malattia la modalità per
testimoniare Dio; la testimonianza della chiamata di tre frati che si sono
lasciati sedurre dal Signore, hanno visto un Dio che ha lottato per loro, che
li accettati così come sono e che li ha resi migliori; l’esempio di vita di coppia di due terziari
vissuta all’interno del cammino francescano; l’impegno di un medico psicologo
verso gli ultimi, i tossicodipendenti, lavoro che svolge davvero come servizio
per gli altri e in modo appassionato; e infine la testimonianza di un terziario
francescano sulla scelta di essere gifrino, ovvero avere l’obiettivo di essere
fraternità e non di fare la fraternità.
Cosa ci ha compito di questa
esperienza?

Qual
è il nostro messaggio?
Ci rifacciamo alle parole
dell’inno che ci ha accompagnato durante tutto il convegno, scritto
appositamente per l’occasione da alcuni gifrini: chiediamo a Dio di parlarci d’amore,
affidiamoci a Lui, non gettiamo al destino le ore, lasciamoci trasportare dal
Vento che è lo Spirito Santo e accecare dal Sole, la luce che è Gesù Cristo.