domenica 18 gennaio 2015

“Essenzialmente Tu” – Convegno Regionale Gi.Fra 2014

“Scrivi che benedico tutti i miei frati che sono ora nell'Ordine e quelli che vi entreranno fino alla fine del mondo. Siccome non posso parlare a motivo della debolezza e per la sofferenza della malattia, brevemente manifesto ai miei frati la mia volontà in queste tre esortazioni.
Cioè: in segno di ricordo della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino tra loro, sempre amino ed osservino la nostra signora la santa povertà, sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa Madre Chiesa".
Proprio dalle parole del Testamento di Siena di S. Francesco (FF 132 – 135) i gifrini si sono lasciati guidare per vivere il Convegno Regionale a Piedimonte Matese. “Essenzialmente TU” lo slogan del Convegno, perché in questi giorni i 500 adolescenti, giovani e giovani-adulti sono andati alla ricerca
dell’essenzialità della chiamata alla Gioventù Francescana con lo scopo anche di annunciare Cristo ai giovani del territorio.
Il primo giorno è stato dedicato alla riscoperta della nostra chiamata alla libertà, alla vita francescana. Quante volte noi giovani lasciamo che la vita faccia il suo corso, che ci attraversi senza viverla a pieno. Siamo cechi, ci basta quello che ci viene presentato, non abbiamo sogni, ci accontentiamo del piccolo pezzo di cielo che riusciamo a vedere dalla finestra della nostra camera. La vita ci chiede continuamente di fare delle scelte, ma quante volte facciamo fatica a prendere una posizione e preferiamo lasciar perdere, non pensarci, dormire. Ma ecco che entra in gioco Lui: il Signore chiama ognuno di noi a percorrere un strada diversa. Quanti “sì” durante il giorno pronunciamo in modo disordinato, senza dargli alcun valore, invece Cristo ti prende per mano e piano piano ti fa capire come rispondere alla sua chiamata. Così è successo anche a S. Francesco. Egli decide di cambiare la propria vita non solo per il sogno avuto a Spoleto, ma anche per incontri particolari: il lebbroso, il Crocifisso che gli parla a S. Damiano e dice “Francesco va’ e ripara la mia casa”. Francesco risponde alla chiamata del Signore, ma non comprende le modalità da seguire, non comprende a pieno il messaggio.  Ci pensa il Signore a guidarlo. Anche noi dobbiamo metterci in gioco, darci da fare e “sporcarci” le mani, andare alla ricerca di nuovi orizzonti. In particolare, la chiamata di noi francescani ci porta a seguire un modello di vita che è la fraternità. La fraternità è al centro dell’esperienza della GiFra ed è una grande opportunità nella vita di ognuno di noi. Ci offre un formazione sia umana che cristiana. La FRATERNITÀ è accoglienza, rispetto dell’altro, libertà, perdono, accompagnare l’altro. Proprio questo tema è stato affrontato il secondo giorno, la nostra chiamata all’amore fraterno.  Francesco capisce che siamo chiamati ad amare l’altro, accoglierlo anche se lontano da noi. Per vivere l’amore fraterno bisogna deporre le maschere, essere veri, altrimenti ci limitiamo ad essere giovani che stanno bene insieme ma senza relazioni vere. Amare è uno stile di vita da accogliere, vivere, è la forza di vita che ti fa sorridere. Infine il terzo giorno è stato dedicato alla chiamata nella Chiesa, con l’obiettivo di riscoprirci con Francesco, figli pienamente inseriti nella realtà ecclesiale. L’intero convegno si è basato sulle testimonianze, che sono state la vera attività formativa dell’esperienza: la figura di Giulia Gabrieli, ragazza di 14 anni, che ha trovato nella sua malattia la modalità per testimoniare Dio; la testimonianza della chiamata di tre frati che si sono lasciati sedurre dal Signore, hanno visto un Dio che ha lottato per loro, che li accettati così come sono e che li ha resi migliori;  l’esempio di vita di coppia di due terziari vissuta all’interno del cammino francescano; l’impegno di un medico psicologo verso gli ultimi, i tossicodipendenti, lavoro che svolge davvero come servizio per gli altri e in modo appassionato; e infine la testimonianza di un terziario francescano sulla scelta di essere gifrino, ovvero avere l’obiettivo di essere fraternità e non di fare la fraternità.
Cosa ci ha compito di questa esperienza?
La gioia che hanno trasmesso tutte queste persone nel parlare di Dio, una gioia che ti coinvolge e ti fa venire voglia di metterci lo stesso amore nel testimoniare; la consapevolezza di non essere solo la fraternità nella città di Cava de’ Tirreni a vivere questo cammino, ma che intorno c’è tutta una realtà regionale di oltre 50 fraternità, una realtà nazionale, che hanno scelto come te lo stile di vita francescano.
Qual è il nostro messaggio?
Ci rifacciamo alle parole dell’inno che ci ha accompagnato durante tutto il convegno, scritto appositamente per l’occasione da alcuni gifrini:  chiediamo a Dio di parlarci d’amore, affidiamoci a Lui, non gettiamo al destino le ore, lasciamoci trasportare dal Vento che è lo Spirito Santo e accecare dal Sole, la luce che è Gesù Cristo. 


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