lunedì 21 dicembre 2015

L'AVVENTO CHE NON TI ASPETTI

Molto spesso siamo inclini ad associare i mesi di dicembre, marzo o aprile con due eventi religiosi cardine della fede cattolica: la nascita di Gesù e la sua resurrezione. Quindi, anche i più diffidenti, concentrano la loro attenzione e i loro sforzi (fisici e mentali) sul Natale, con la caccia al regalo più raffinato e più bello, e sulla Pasqua, con la preparazione di abbondanti e ricche tavolate. Possiamo dire che i festeggiamenti, l'euforia, ma anche l'ansia per chi deve preparare al meglio il pranzo o la cena, di questi momenti prende il sopravvento su quello che è il vero significato del Natale o della Pasqua. La Chiesa definisce il periodo che precede il Natale (l'Avvento) e la Pasqua (la Quaresima) "periodi forti", periodi in cui l'animo umano viene messo a dura prova dalla fede, periodi di preparazione per il grande evento che sarà l'incarnazione di Dio Padre o la sconfitta della morte da parte di Gesù Cristo.  
Beh, da due anni ormai, tutto questo per la Gioventù Francescana di Cava de' Tirreni, ha assunto un carattere diverso: quando parliamo di Avvento o Quaresima non parliamo solo di meditazione o riflessione ma iniziamo a parlare di "incontro" e di "relazione". Sì proprio così, perché quando sentiamo parlare di Natale o di Pasqua tutti noi siamo portati a pensare alla famiglia che si riunisce, ai parenti che non vedevamo da tempo perché magari lontano da noi. La Famiglia Francescana allora vuole riunirsi, incontrare, relazionarsi anche lei, ma non con se stessa, ma con persone particolari, che purtroppo non hanno il privilegio di riunirsi con la loro di famiglia. È questo lo spirito che anima l'iniziativa "Mani tese Verso il Mondo": una serie di incontri, svolti nei momenti forti dell'Avvento e della Quaresima, in cui si entra in contatto con una realtà distante un palmo da noi, ma sulla quale preferiamo chiudere gli occhi forse perché ci vergogniamo o forse perché abbiamo il pregiudizio di dire "chill' è malamend, perciò sta la"; stiamo parlando dei detenuti.
Da pochi giorni Papa Francesco ha dato il via al Giubileo Straordinario della Misericordia, ma noi sappiamo veramente che significa? Perché si chiama proprio della Misericordia?
La parola Misericordia deriva dal latino miserere che vuol dire "aver pietà" e cor che significa "cuore", dunque portare il proprio cuore verso chi soffre, verso chi è in difficoltà, verso chi è povero. E proprio questo che la Gioventù Francescana di Cava de' Tirreni ha fatto, sabato pomeriggio 19 dicembre: portare il proprio cuore verso chi in quel caso soffriva di libertà, era "diversamente libero" come amano definirsi i detenuti dell'Istituto a Custodia Attenuata di Eboli per il Trattamento delle Tossicodipendenze e / o Alcoldipendenze.  
L'incontro si è svolto in un piccolo teatro curato ed abbellito dai detenuti stessi, i quali hanno parlato posizionandosi su un palco. Forse sarà l'unico luogo accessibile per svolgere questo incontro ma di certo non è il frutto di una coincidenza: sul palco ci vanno gli attori che recitano un copione scritto, che in qualche modo indossano una maschera. Quel pomeriggio invece le persone sul palco avevano ben poco a che fare con un copione o una trama già scritta da qualcun altro, con delle maschere, con delle finzioni, ma erano uomini veri, che hanno messo da parte orgoglio o vergogna mostrando come erano veramente, con pregi, difetti, con errori pesanti come macigni sulle loro spalle; ma  nonostante ciò hanno avuto il coraggio di raccontarsi a dei perfetti sconosciuti.
Le emozioni che affiorano nei nostri animi sono tra le più diverse ma sono tutte ugualmente forti, che non ti lasciano indifferente, che sconvolgono la tua quotidianità e le tue certezze mettendoti difronte qualcosa che non avevi mai visto prima, mettendoti difronte persone segnate da un passato difficile, una realtà dolorosa che non ti lascia scelta, non c'è alternativa di vita. Spesso ci dimentichiamo la ricchezza che possediamo e, sentendo le testimonianze dei detenuti, capisci che sei fortunato. Non stiamo parlando di ricchezza materiale o di soldi, ma di qualcosa che è ben più prezioso: l'affetto di una mamma e di un papà, la gioia dei fratelli e delle sorelle, l'entusiasmo di amici e conoscenti. Tutte cose che non si possono comprare con i soldi; lo sanno bene loro che significa crescere senza un padre o una madre, avere una fidanzata per la quale si comprano i più bei beni che si possano avere ma che poi manca quel sentimento vero che fa da collante, ovvero l'amore. Sanno bene cosa si prova quando si è costretti a far parte di una "squadretta" con obblighi ben precisi, che vanno rispettati anche quando ti tremano le mani dalla paura.
Siamo fortunati a possedere forse il bene più prezioso di tutti, la LIBERTA', ma ce ne ricordiamo soltanto quando ci viene tolto o quando è in pericolo. La libertà ci viene tolta non soltanto quando siamo dietro le sbarre, ma ogni qual volta ci incateniamo all'odio, all'egoismo, alla rigidità di cuore. Ecco allora che ci viene in soccorso il Papa fornendoci la soluzione: "La speranza nella misericordia di Dio apre gli orizzonti e ci rende liberi".

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