lunedì 21 dicembre 2015

L'AVVENTO CHE NON TI ASPETTI

Molto spesso siamo inclini ad associare i mesi di dicembre, marzo o aprile con due eventi religiosi cardine della fede cattolica: la nascita di Gesù e la sua resurrezione. Quindi, anche i più diffidenti, concentrano la loro attenzione e i loro sforzi (fisici e mentali) sul Natale, con la caccia al regalo più raffinato e più bello, e sulla Pasqua, con la preparazione di abbondanti e ricche tavolate. Possiamo dire che i festeggiamenti, l'euforia, ma anche l'ansia per chi deve preparare al meglio il pranzo o la cena, di questi momenti prende il sopravvento su quello che è il vero significato del Natale o della Pasqua. La Chiesa definisce il periodo che precede il Natale (l'Avvento) e la Pasqua (la Quaresima) "periodi forti", periodi in cui l'animo umano viene messo a dura prova dalla fede, periodi di preparazione per il grande evento che sarà l'incarnazione di Dio Padre o la sconfitta della morte da parte di Gesù Cristo.  
Beh, da due anni ormai, tutto questo per la Gioventù Francescana di Cava de' Tirreni, ha assunto un carattere diverso: quando parliamo di Avvento o Quaresima non parliamo solo di meditazione o riflessione ma iniziamo a parlare di "incontro" e di "relazione". Sì proprio così, perché quando sentiamo parlare di Natale o di Pasqua tutti noi siamo portati a pensare alla famiglia che si riunisce, ai parenti che non vedevamo da tempo perché magari lontano da noi. La Famiglia Francescana allora vuole riunirsi, incontrare, relazionarsi anche lei, ma non con se stessa, ma con persone particolari, che purtroppo non hanno il privilegio di riunirsi con la loro di famiglia. È questo lo spirito che anima l'iniziativa "Mani tese Verso il Mondo": una serie di incontri, svolti nei momenti forti dell'Avvento e della Quaresima, in cui si entra in contatto con una realtà distante un palmo da noi, ma sulla quale preferiamo chiudere gli occhi forse perché ci vergogniamo o forse perché abbiamo il pregiudizio di dire "chill' è malamend, perciò sta la"; stiamo parlando dei detenuti.
Da pochi giorni Papa Francesco ha dato il via al Giubileo Straordinario della Misericordia, ma noi sappiamo veramente che significa? Perché si chiama proprio della Misericordia?
La parola Misericordia deriva dal latino miserere che vuol dire "aver pietà" e cor che significa "cuore", dunque portare il proprio cuore verso chi soffre, verso chi è in difficoltà, verso chi è povero. E proprio questo che la Gioventù Francescana di Cava de' Tirreni ha fatto, sabato pomeriggio 19 dicembre: portare il proprio cuore verso chi in quel caso soffriva di libertà, era "diversamente libero" come amano definirsi i detenuti dell'Istituto a Custodia Attenuata di Eboli per il Trattamento delle Tossicodipendenze e / o Alcoldipendenze.  
L'incontro si è svolto in un piccolo teatro curato ed abbellito dai detenuti stessi, i quali hanno parlato posizionandosi su un palco. Forse sarà l'unico luogo accessibile per svolgere questo incontro ma di certo non è il frutto di una coincidenza: sul palco ci vanno gli attori che recitano un copione scritto, che in qualche modo indossano una maschera. Quel pomeriggio invece le persone sul palco avevano ben poco a che fare con un copione o una trama già scritta da qualcun altro, con delle maschere, con delle finzioni, ma erano uomini veri, che hanno messo da parte orgoglio o vergogna mostrando come erano veramente, con pregi, difetti, con errori pesanti come macigni sulle loro spalle; ma  nonostante ciò hanno avuto il coraggio di raccontarsi a dei perfetti sconosciuti.
Le emozioni che affiorano nei nostri animi sono tra le più diverse ma sono tutte ugualmente forti, che non ti lasciano indifferente, che sconvolgono la tua quotidianità e le tue certezze mettendoti difronte qualcosa che non avevi mai visto prima, mettendoti difronte persone segnate da un passato difficile, una realtà dolorosa che non ti lascia scelta, non c'è alternativa di vita. Spesso ci dimentichiamo la ricchezza che possediamo e, sentendo le testimonianze dei detenuti, capisci che sei fortunato. Non stiamo parlando di ricchezza materiale o di soldi, ma di qualcosa che è ben più prezioso: l'affetto di una mamma e di un papà, la gioia dei fratelli e delle sorelle, l'entusiasmo di amici e conoscenti. Tutte cose che non si possono comprare con i soldi; lo sanno bene loro che significa crescere senza un padre o una madre, avere una fidanzata per la quale si comprano i più bei beni che si possano avere ma che poi manca quel sentimento vero che fa da collante, ovvero l'amore. Sanno bene cosa si prova quando si è costretti a far parte di una "squadretta" con obblighi ben precisi, che vanno rispettati anche quando ti tremano le mani dalla paura.
Siamo fortunati a possedere forse il bene più prezioso di tutti, la LIBERTA', ma ce ne ricordiamo soltanto quando ci viene tolto o quando è in pericolo. La libertà ci viene tolta non soltanto quando siamo dietro le sbarre, ma ogni qual volta ci incateniamo all'odio, all'egoismo, alla rigidità di cuore. Ecco allora che ci viene in soccorso il Papa fornendoci la soluzione: "La speranza nella misericordia di Dio apre gli orizzonti e ci rende liberi".

lunedì 7 dicembre 2015

IN VIAGGIO CON TE

Domenica 22 Novembre, nella solennità di Cristo Re dell’ Universo, la Gifra di Cava dei Tirreni, presso il Santuario di San Francesco e Sant'Antonio ha vissuto il rito della Promessa e dell'Accoglienza.
La Santa Messa delle ore 20:00, presieduta da Fra Pietro Isacco e Padre Candido del Pizzo si è svolta normalmente fino all'omelia, durante la quale Fra Pietro ha invitato tutti i presenti ad essere cristiani sempre gioiosi e amorevoli verso il prossimo.
Infatti è proprio sull'amore verso l'altro che ha voluto  focalizzare l'attenzione,  invitando i fedeli  a guardare negli occhi la persona che sedeva loro accanto e a dirgli "TI AMO", proprio perché il Signore invita ad AMARE l'altro.  Amare non è privazione, ma libertà, rispetto e sostegno per il fratello.
Dopo l'omelia, che ha suscitato qualche sorriso e molta riflessione nei presenti, la Presidente della Fraternità ha chiamato i candidati alla Promessa, che alzandosi in piedi, pronunciando con enfasi il loro “Eccomi” si sono avvicinati all'altare, promettendo di ‹‹vivere la loro giovinezza sull'esempio del mite Poverello d'Assisi, e avendo l’Eucarestia come centro, il Vangelo come guida, la Chiesa come Madre e i poveri e gli ultimi come fratelli››.
A seguire, il rito dell'Accoglienza dove nuovi gifrini si sono impegnati a vivere il cammino francescano.
Come ultimo gesto, Fra Pietro ha consegnato ad ognuno dei gifrini il tau, che San Francesco d’Assisi, per la somiglianza alla croce scelse come segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita come pure nei gesti. In lui il vecchio segno profetico si attualizza, si ricolora, riacquista la sua forza salvatrice ed esprime la beatitudine della povertà, elemento sostanziale della forma di vita francescana.
Al rito è seguito il momento dell’offertorio e sono stati portati all’altare il pane e il vino, segni dell’amore di Cristo, che si dona totalmente a noi, e il Tau. Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera (FF 980). Così il Tau, che ha alle sue spalle una solida tradizione biblico-cristiana, fu accolto da San Francesco nel suo valore spirituale e il Santo di Assisi se ne impossessò in maniera così intensa e totale sino a diventare lui stesso, attraverso le stimmate nella sua carne, al termine dei suoi giorni, quel Tau vivente che egli aveva così spesso contemplato, disegnato, ma soprattutto amato.
I
gifrini hanno concluso questo momento gioioso ed intenso con i festeggiamenti insieme ai familiari e a tutta la comunità francescana, condividendo la gioia dell'essere fratelli con abbracci e con alcune riflessioni:

Rosanna:
Quest'anno ho rinnovato la Promessa per la quarta volta e ogni anno provo qualcosa di indescrivibile, ansia unita a gioia e responsabilità. Ansia perché si è agitati, responsabilità perché ci impegniamo a prenderci cura dei fratelli che il Signore ci ha messo e ci metterà accanto, gioia perché quando si tratta del Signore si è contenti a prescindere, è un porto sicuro dove la tempesta si trasforma in quiete, sempre! Rinnovare la Promessa è un po' come la Cresima, una conferma di ciò che si è fatto e che si continuerà a fare per il Signore e per i Fratelli”.


Simona: “ Per me è stata la prima promessa, un'esperienza nuova e molto emozionante. Non nascondo di aver avuto un po' di paura nel fare questo passo così importante, soprattutto quella di non essere in grado di fare questa scelta. Subito dopo i miei timori sono svaniti e sentivo di aver testimoniato, nel mio piccolo, l'amore di Dio con la mia vita. Spero di continuare questo cammino e avere sempre la forza di superare le difficoltà che incontrerò lungo la strada, crescendo sempre di più insieme alla mia fraternità.”

Anna: “Quest’anno, per la prima volta, ho vissuto il rito della promessa da presidente di questa fraternità. Chiamare ogni gifrino per nome, guardare ognuno di loro negli occhi, ha assunto un significato speciale. La fraternità è un dono che il Signore ci aiuta a sperimentare ogni giorno….la fraternità va coltivata, custodita e amata. Essa diventa parte della vita e come dice san Paolo siamo le membra di un unico corpo in cui ognuna ha bisogno dell’altra.
Auguro a tutti i gifrini un buon viaggio, con la speranza che il cuore sia il loro unico bagaglio e che ritorni ricolmo dei colori più belli delle loro emozioni. Auguro loro di godersi il cammino con la curiosità e la gioia di chi sta imparando a camminare, ma soprattutto di ricordare tutto quello che i loro occhi riusciranno a vedere.”


Il Signore
anche quest'anno ci ha donato nuovi gifrini, intenti a intraprende insieme a noi con impegno e letizia il cammino francescano.
Se anche tu vuoi camminare insieme a noi e a San Francesco, ti aspettiamo ogni giovedì per l'incontro di formazione alle 20:30 presso la saletta OFS-Gifra al Convento San Francesco e Sant'Antonio e alla Santa Messa domenicale alle ore 19:00.

sabato 3 ottobre 2015

OFS E GIFRA CUSTODI DEL CREATO

Il 20 settembre non è stata una domenica come le altre, trascorse all’insegna del riposo e del relax, ma è accaduto qualcosa di diverso: l’Ordine Francescano Secolare e la Gioventù Francescana di Cava de’ Tirreni si sono dati da fare per mettere in piedi “La Giornata per la Salvaguardia del Creato”. Si tratta di una manifestazione giunta alla sua terza edizione con la quale si vuole contribuire in modo attivo per la sensibilizzazione della città sui temi ambientali.
Questo evento prende vita in occasione della Giornata Mondiale per la Salvaguardia del Creato indetta dalla Chiesa Cattolica il 1° settembre di ogni anno e fonda il suo presupposto sulla via tracciata con insistenza dal Santo Padre Francesco con la sua Lettera Enciclica “Laudato sì sulla Cura della Casa Comune.
Lo slogan pensato per questa giornata è stato: “Sono le menti a dare forma al mondo” il quale racchiude la vera essenza della giornata stessa: a tutti noi è stata affidata la cura della Casa Comune, se la rispettiamo e la curiamo essa ci ricambierà con ogni bene.
La giornata prende il via con una conferenza coordinata dal giornalista Niccolò Farina alla quale prendono parte il ricercatore storico e giornalista Livio Trapanese, il Vice Sindaco ed Assessore all’ Ambiente Nunzio Senatore, la storiografa ed attivista C. A. I. Lucia Avagliano, il presidente  di Legambiente Cava de’ Tirreni Attilio Palumbo, il Ministro dell’Ordine Francescano Secolare Giuseppe Trapanese e la presidente della Gioventù Francescana Anna Franco.
Dopo una breve introduzione iniziale a cura di Niccolò Farina, la conferenza entra nel vivo con la testimonianza di Livio Trapanese sul clima che si respirava in città negli anni passati, un clima meno frenetico dei giorni nostri in cui le relazioni solidali tra le persone ne facevano da insegna e buon costume. La parola è poi passata a Lucia Avagliano (CAI Cava) la quale non ha esitato nel sottolineare come nella nostra cittadina esistono luoghi stupendi di cui molto spesso tutti noi non ne siamo neppure a conoscenza; uno su tutti è stato citato il sentiero che collega Monte Castello con la Chiesa di Santa Maria al Toro, una delle più antiche chiesette sorte a Cava de’ Tirreni ma che per molti è del tutto sconosciuta. In seguito è intervenuto il Ministro del Terzo Ordine Francescano  Secolare Giuseppe Trapanese sottolineando l’enorme differenza che si trova passeggiando lungo il corso della nostra cittadina rispetto a quello di una grande città come Torino, volta soprattutto ad evidenziare la differenza di mentalità della popolazione che vi abita. Inoltre il Ministro si è soffermato anche sull’importanza di valorizzare il territorio artistico-ambientale che ci circonda ribadendo la bellezza naturale della valle in cui siamo immersi. Dopo questo intervento, è il turno del Vice Sindaco Nunzio Senatore il quale tende a sottolineare l’impegno assunto dalla appena nata Giunta Comunale, guidata dal neo sindaco Vincenzo Servalli, e da egli stesso in qualità di Assessore all’ Ambiente, nel premere sulla Raccolta Differenziata come strumento di civiltà. Il Vice Sindaco ha poi riproposto l’iniziativa della Giunta Comunale di incrementare i controlli nelle aree di conferimento, prevedendo una multa per i soggetti colti nell’errato conferimento dei rifiuti, ma aggiungendo che tali strumenti sono inefficaci  se non accompagnati da un’ inversione di tendenza nella sensibilità dei cittadini.
Al termine della conferenza, la giornata ha assunto una piega più operativa grazie all’entusiasmo e alla semplicità dei bambini accorsi al parco per i quali sono state pensate diverse attività dai Giovani Francescani. Per rompere un po’ il ghiaccio è stata messa in scena una storia sulla città di “Pulilandia” nella quale i bambini hanno avuto l’importante compito di pulirla. Grazie all’aiuto di 3 amici contenitori (Carta, Plastica ed Indifferenziato) i bambini hanno saputo riconoscere i rifiuti e collocarli nel giusto contenitore. Dopo la raccolta dei rifiuti si  è passati all’attività di riciclo suddivisa in due laboratori: nel primo si è mostrato come poter riciclare la carta per poterla riutilizzare di nuovo; il secondo invece ha avuto ad oggetto la plastica ed in particolare si è mostrato loro come passare da una bottiglia vuota ed inutile ad un vaso nel quale collocare il terreno per poter seminare e dar vita ad una nuova piantina, da portare a casa come ricordo della giornata.

Come da quei semi spunterà una piantina, così speriamo di aver seminato, in questa giornata ricca di eventi, un sentimento di responsabilità  ispirato alla custodia del creato, perchè  il Creato è  specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino. 

giovedì 17 settembre 2015

Giornata per la Salvaguardia del Creato

"Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra..." cosi San Francesco lodava il Signore nel cantico delle creature per averci dato la madre terra che noi tutti abbiamo l'obbligo civile e morale di risperttare, custodire e preservare.
“Sono le menti a dare forma al mondo“, con questo slogan la Gioventù Francescana e l'Ordine Francescano Secolare di Cava de' Tirreni sono lieti di invitarvi a vivere una giornata all'insegna della salvaguardia del creato, domenica 20 settembre ore 9:30 presso il parco Schwerte.
Vi Aspettiamo!

lunedì 14 settembre 2015

CAMPO ESTIVO 2015: "IL SIGNORE MI DONO' DEI FRATELLI"

Fraternità: dono e prova, questo il tema che ha accompagnato noi giovani della Gioventù francescana di Cava de’ Tirreni nell’esperienza del campo estivo vissuta  dal 20 al 23 agosto 2015 presso il Santuario della Madonna della Libera di Castellammare di Stabia.

Trattare il tema della fraternità appare sempre importante poiché rappresenta il nostro stile di vita; ci siamo chiesti se veramente essa è presente nella nostra quotidianità e che senso le diamo.

Punto di partenza una semplice frase: “Il signor mi donò dei fratelli”, tratta dal testamento di San Francesco,  che racchiude in sé un immenso significato.  Nel suo modo di esprimersi, il fraticello di Assisi lascia trasparire la sorpresa dinanzi alla venuta dei primi frati e al contempo ci manifesta  quanto intimamente egli lo desiderasse.
Anche a noi il Signore dona dei fratelli, ce li pone accanto e ci chiede di accoglierli con i loro pregi e il loro difetti; ognuno possiede delle qualità uniche e diverse che permettono di completarsi nell’insieme della fraternità, così come San Francesco ricorda:

 "... sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sè  la vita e le attitudini dei seguenti santi frati: la fede di Bernardo, che la ebbe perfetta insieme con l'amore della povertà; la semplicità e la purità di Leone, che rifulse veramente di santissima purità, la cortesia di Angelo, che fu il primo cavaliere entrato nell'Ordine e fu adorno di ogni gentilezza e bontà, l'aspetto attraente e il buon senso di Masseo, con il suo parlare bello e devoto; la mente elevata nella contemplazione che ebbe Egidio.."  [cap. 85: FF 1782].

 Vivere la fraternità ci mette anche alla prova: accogliere l’altro non è facile. L’altro è una sfida, si impone con la sua presenza, costringe a ripensare ai propri piani, ad allargare i confini fino ad abbatterli. La relazione con l’altro è difficile, anche quando quel fratello o quella sorella la conosciamo da sempre, a volte a causa di giudizi e pregiudizi che generano “conflitti” per l’affermazione del proprio io e del proprio spazio. La fraternità si offre come opportunità per ascoltare noi stessi e gli altri. Riscoprire l’altro  ci rende disponibili all’incontro; attraverso la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37) che ha compassione dell’uomo vittima dei briganti, che gli fascia le ferite, abbiamo ribadito che la fraternità non nasce dalla “selezione”, ma dall'accoglienza gratuita di coloro che ci sono stati donati: nella fraternità il fondamento della relazione non è l'elezione, ma l'accoglienza .

L'invito ad accogliere l’altro è stato ulteriormente sottolineato ascoltando ed evidenziando le frasi più significative della nota canzone "Benvenuto" di Laura Pausi.

"Benvenuto a chi sorride, a chi lancia sfide", perché  ci aiutano ad uscire dai nostri schemi mentali chiusi e ad assumerci le responsabilità; "benvenuto a chi non cambierà mai e benvenuto a un musicista...agli accordi che diventano i miei", accogliere l'altro, provando le sue stesse emozioni e alleviando le sue sofferenze.

 Giorni indimenticabili, trascorsi fra risate, momenti di preghiera, momenti di confronto, ascolto e dialogo.

Infine un’ultima riflessione sul senso della fraternità attraverso una piccola storia:

"Un giorno Padre Galaction pose questa domanda a un eremita che aveva incontrato per caso nella foresta: «Ditemi, Padre, quando verrà la fine del mondo?». E quel sant'uomo, sospirando rispose: «Lo vuoi sapere, Padre Galaction?... Quando non ci sarà più sentiero tra l'uomo e il suo vicino»”.

In queste parole troviamo una definizione del senso della vita fraterna: quando gli uomini pretenderanno di vivere dietro steccati egoistici, chiuderanno i cuori l'uno nei confronti dell'altro, si scorderanno l'amore, il servizio reciproco, la comunione, la vita si svuoterà di senso, il mondo sarà giunto alla sua fine.

La bellezza della fraternità sta proprio nella diversità che si trasforma in forza e non in difficoltà.

mercoledì 17 giugno 2015

“… Io ho scelto voi” - Capitolo Elettivo

La vita della fraternità è scritta in un grande libro in cui le pagine non sono tutte uguali: ci sono pagine piene, intense, pagine meno ricche e pagine vuote che attendono di essere riempite. La storia della fraternità è fatta dalle storie scritte da ciascuno che si intersecano in quel vissuto diventando un bagaglio prezioso per chi sarà chiamato a scrivere una storia che continua… E infatti il 4 giugno 2015 presso il convento di San Francesco e Sant’Antonio di Cava de’ Tirreni, la fraternità ha vissuto il momento del capitolo elettivo.  Alcuni volti tradivano segni di una leggera tensione, inevitabile in circostanze così importanti, tuttavia tutti ben consapevoli che quello che sarebbe accaduto non sarebbe stato nient’altro che la Sua volontà. Ed è proprio questo che ha ricordato Fra Pietro Isacco, assistente regionale della gioventù francescana di Campania e Basilicata, in apertura del capitolo, sottolineando i compiti e le responsabilità affidate al consiglio per essere guida della fraternità. E sulla scia di questo spirito di affidamento è iniziato il momento di preghiera, seguito dalla lettura della relazione di fine mandato da parte del consiglio uscente. Sono intervenuti anche Padre Candido del Pizzo e Suor Flavia Maria Di Pietro, assistenti spirituali locali.
A questo punto si è passati alla votazione diretta dal presidente regionale Antonio Obid, dalla consigliera fraterna Stefania Scalea e da Fra Pietro Isacco, avvalendosi dell’aiuto di due gifrini, Davide Bisogno e Simona Sergio, come scrutatori. L’esito delle votazioni ha delineato un consiglio così formato: Anna Franco nel ruolo di presidente, Antonio Massa nel ruolo di vicepresidente, Marcella Siani, Federica Benvenuto e Maria Gabriella Roma nel ruolo di consiglieri.
Tutti coloro che sono stati chiamati a servizio della fraternità hanno pronunciato il loro sì sentendosi chiamati dal Signore che dice: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv. 15-9,17).

Tutti sono pronti ad affrontare questo cammino con fede, gioia, speranza, umiltá e coraggio, mettendosi al servizio dei fratelli e affidandosi al Signore nella preghiera, per ricevere forza nei momenti di difficoltá e per operare per mezzo di Lui.

venerdì 15 maggio 2015

Festa Regionale GiFra Campania e Basilicata - 2015 Pompei

Anche quest’anno, come da tradizione, il 1°Maggio si è svolta la Festa Regionale della Gioventù Francescana di Campania- Basilicata. L’evento si è tenuto nella storica Pompei, dove centinaia di gifrini sono giunti per condividere e ricordare la bellezza di essere francescani. 
Appena arrivati nel parco adiacente al santuario, l’accoglienza è stata piena di entusiasmo, com’è del resto tipico del carisma francescano, fatta di balli, canti e mille sorrisi. Inoltre ogni fraternità ha ricevuto, per ogni suo componente, un cartoncino da appendere al collo come riconoscimento della giornata ed un mattone con su scritto il nome della propria fraternità.
Il tema della giornata è stato: “AMA- CREDI-VAI”, per il quale è stato pensato un primo momento chiamato “L’amore che costruisce". Questo momento si apre con una doppia testimonianza di Fra Pietro e Fra Cyrille, i quali ci hanno fatto notare che la maggior parte di noi non vive pienamente di un’esistenza autentica ma si domanda sempre sul da farsi, sul futuro e sulla giusta strada da percorrere; anche Francesco chiedeva “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. Lui voleva diventare cavaliereinfatti partì per la guerra, ma a Spoleto successe qualcosa di clamoroso, sentì una voce dirgli: “Francesco, chi vuoi seguire? Il servo o il padrone?” e così decise di tornare a casa. Questo tornare indietro, per tutti noi, sarebbe stato inteso come un fallimento perché non siamo riusciti a realizzare il nostro sogno, ma per Francesco, invece, fu una rinascita. 
Inseguito viene portato sul palco il Crocifisso di San Damiano, il simbolo che caratterizza la spiritualità francescana perché tramite di esso Gesù parla a Francesco e gli mostra la via da seguire, “riparara la mia casa”. Fra Pietro si è soffermato su alcune caratteristiche del crocifisso di San Damiano quali le figure rappresentate, il significato dei colori rosso, per rappresentare l’amore, oro, per indicare la divinità e nero per rappresentare la morte. Ora ci chiediamo: "ma come la morte?Viene rappresentata una cosa brutta e triste? La risposta sta nell’immagine del Cristo: il Cristo di San Damiano è vivo, gli occhi sono aperti e le braccia spalancate; su quelle mani vuole portare ognuno di noi. Cristo ha sconfitto la morte! Francesco ci insegna ad essere testimoni della vita e non della morte. Infine Cristo è cinto di un grembiule, simbolo del suo essere servo per amor nostro, mentre in alto ci sono le mani di Dio a benedire il dono che è suo Figlio e gli angeli che si rallegrano per la Resurrezione. 
A questo punto ogni fraternità viene chiamata a porre il proprio mattone ai piedi del crocifisso di S. Damiano: in quel mattone sono racchiuse le nostre esperienze, il nostro operare. Li vogliamo mettere uno sopra l’altro per costruire insieme, per migliorarci; vogliamo mettere sotto di essi l’umiltà che accompagna il nostro operato e che caratterizza nelle difficoltà; infine mettiamo accanto la condivisione dei nostri momenti con i fratelli.
In seguito l’attenzione viene posta sulla statua della Madonna del Loreto, simbolo che l’Italia, insieme al Crocifisso di San Damiano, porterà a Cracovia per la GMG del 2016. La presenza della statua viene accolta con una danza in cui i ballerini sono avvolti da veli bianchi, a significare la purezza, e fatto di salti ad indicare lo slancio di Maria verso le sicure bracci di Dio. In questa atmosfera viene letto il passo del Vangelo di Luca che narra l’incontro di Maria con l’Arcangelo Gabriele, in cui le viene annunciato il volere di Dio per lei e la risposta pronta e coraggiosa di Maria. La figura di Maria ci rallegra perché ci dimostra come il Signore vuole fare di noi qualcosa di stupendo, vuole fare della fraternità regionale qualcosa di grande arricchendola di nuovi giovani che vogliono gridare il loro grazie a Dio. Proprio per rappresentare la nuova linfa all’interno della Gioventù Francescana di Campania e Basilicata, viene portato un ramo secco al centro del palco e su cui ogni nuova fraternità pone un fiore così da ridare vita a qualcosa di spento.
Il momento conclusivo della mattinata è stato anch’esso introdotto dalla lettura del Vangelo, questa volta però del passo sull’ultima cena in cui Gesù lava i piedi agli Apostoli. Al termine del brano, i frati assistenti regionali hanno pensato di voler ripetere il gesto fatto da Gesù lavando i piedi ai presidenti di ogni fraternità in rappresentanza di tutti i gifrini della Campania e Basilicata. È stato un gesto molto forte e bello, c’ha fatto capire che per un fratello si è disposti senza timore anche ad “abbassarsi” per lavargli i piedi, considerata dagli ebrei la parte più sporca del corpo perché a contatto con la terra, con umiltà e spirito di servizio che Gesù ha voluto insegnarci.
Al termine di questa bella ed intensa mattinata ci siamo uniti in un’unica preghiera finale e ci è stato consegnato un Sussidio della Pastorale Giovanile in preparazione alla GMG del prossimo anno in cui vengono spiegati i due simboli della Madonna di Loreto e del Crocifisso di San Damianononché fornisce alcuni spunti di riflessione personali.
Dopo il pranzo a sacco consumato sui verdi giardini del parco, sono stati organizzati dei giochi che ci hanno dato la possibilità di sperimentare la fiducia nell’altro, lo stare insieme con gioia, in una sana competizione, l'opportunitá di conoscere altri fratelliQuasi giunti al termine della giornata sono stati riconsegnati i mattoni ma questa volta non alle rispettive Fraternità poiché sono stati consegnati in modo del tutto casuale: ogni mattone ricevuto voleva significare l’impegno a prendersi cura della Fraternità il cui nome era scritto sopra di esso, come responsabili della vita degli altri in un’unica famiglia.
Il momento conclusivo della giornata è stata la Celebrazione Eucaristica svoltasi al Santuario delle Beata Vergine Maria, raggiunto tutti  insieme in una piccola processione. Dopo la rituale foto-ricordo di gruppo, veniamo accolti all’interno del Santuario dal responsabile della Pastorale Giovanile di Pompeinonché dal saluto del Vescovo di Pompei Tommaso Caputo.
In occasione dell’inizio del mese mariano, il Santuario non poteva che essere affollato da fedeli provenienti da tante città e non c’è stato modo migliore per testimoniare il nostro credo: trasmettere gioia, entusiasmo e calore a tutte le persone che incontravamo, lasciandole colpite di vedere tanti giovani francescani pregare insieme, cantare insieme e gioire insieme nel Signore
Da questa giornata ci portiamo a casa la consapevolezza che ci sono centinaia di giovani, di vite, di cuori che scelgono di battere insieme, nella stessa direzione e per la stessa persona: Gesù Cristo. E dopo aver assaporato l’Amore verso l’altro, dopo aver Creduto ed esserci Affidati all’altro, non ci resta che Andare per testimoniare Gesù, che è gioia, vita e non morte, a tutti.

martedì 12 maggio 2015

"Aggiungi un posto a tavola...che c'è un Fratello in più!"

Sabato 18 aprile 2015 lGi.Fra di Cava de’ Tirreni, insieme alle fraternità di Nocera Materdomini e Nocera Santa Maria degli Angeli, ha accolto l’invito della fraternità regionale di Campania e Basilicata a mettersi concretamente al servizio degli ultimi organizzando una nuova iniziativa. Il nome pensato per tale occasione è "Aggiungi un posto a tavola" proprio per evidenziarne lo scopovivere una giornata di Fraternità con chi non sempre ha l’opportunità di farlo, perché dimenticato, etichettato, emarginato, lasciato solo e messo agli angoli della nostra società.
L’organizzazione dell’evento è stata affidata completamente alle fraternità locali, le quali hanno sperimentato il piacere e le difficoltà di lavorare spalla a spalla riuscendo a creare la giusta sinergia per la buona riuscita dell’iniziativa.
Dai diversi incontri di preparazione, si è deciso di dare all’evento la forma di una cena da consumare in una sala messa a disposizione dal santuario di Materdomini, opportunamente preparata a festa con palloncini, striscioni e segnaposto a cura delle fraternità.  
L’iniziativa ha avuto inizio con l’accoglienza delle famiglie invitate con balli ed animazione curati dalla fraternità di Cava de’ Tirreni ed inseguito si sono intervallati momenti di consumazione del pasto, preparato gentilmente dalla fraternità “di casa” di Nocera Materdomini, con giochi e divertimento, pensati ed organizzati dalla fraternità di Nocera Santa Maria degli Angeli.
L’emozione più forte forse l’abbiamo vissuta nella consumazione dei pasti: infatti i gifrini si sono “mischiati” a tavola con gli ospiti dando vita a forti relazioni fatte sia di ascolto che di condivisione della propria realtà quotidiana. 
Nell’iniziativa, oltre ai momenti di gioia ed allegria, sono stati vissuti attimi un pochino più seri, in cui ci si è riuniti insieme nella preghiera di ringraziamento al Signore, per i doni che ci ha fatto, nonché dare testimonianza, con parole accompagnate dai fatti, di cosa sia la Gioventù Francescana.
La cena si è poi conclusa con la consumazione dei dolci e lo scambio di saluti e abbracci; mentre la nostra iniziativa si è conclusa con la sistemazione della sala dove è stato possibile cogliere il significato di essere fraternità: essere ragazzi e ragazze, a malapena conoscenti, ma che si mettono in gioco facendosi carico ognuno di un piccolo lavoro, consapevoli di aver in comune un unico scopo, quello del servizio.
Possiamo dire che l’iniziativa “Aggiungi un posto a tavola” non è stata una giornata come le altre; sappiamo di portarci a casa la consapevolezza di aver regalato un sorriso a molti bambini, aver donato un po’ di speranza a molte persone per poter mettere da parte, anche solo per un paio d’ore, i mille problemi quotidiani.Tante emozioni che riempiono il cuore di gioia e che ogni gifrinoconserverà a lungo dentro di sé.

venerdì 10 aprile 2015

Ripartire dal Cuore - Festa Diocesana dei Giovani

Sabato 28 Marzo presso il “Teatro Reginella” di Santa Lucia di Cava dei Tirreni i gifrini hanno partecipato alla festa dei giovani organizzata dalla Pastorale giovanile della Arcidiocesi Amalfi - Cava, il cui tema è stato:"Ripartire dal cuore". Anche quest’anno i gifrini hanno collaborato con i ragazzi dell’oratorio della SS. Annunziata per animare l’evento con tanti balli tra cui l’inno scelto per questa giornata"Fatti avanti amore", accogliendo tutti i giovani giunti da varie parrocchie della diocesi.
Il pomeriggio ha avuto inizio con un momento di preghiera durante il quale abbiamo vissuto tante emozioni nell'ascoltare la testimonianza dei giovani del centro Girasole” di Tramonti, che accoglie soggetti disabili e il cui obiettivo è quello di integrarli socialmente.
Giovani del centro "Girasole"
I giovani hanno cantato "Come un pittore", la famosa canzone dei Modà. Come ha riferito la collaboratrice dell’associazione: " I ragazzi disabili sono dotati di particolari abilità e doni dell’anima come l’allegria e la voglia di vivere, ed è questo che li rende davvero speciali”. Ed è vero perché sono capaci di trasmettere gioia al solo guardarli. Hanno bisogno solo di tanta cura ed attenzione e loro ricambiano con tutto l’ amore che possono donare. Ragazzi davvero unici che nel partecipare ai balli, con le loro possibilità, hanno riacceso la sensibilità di tuttie lo facevano con un’allegria che ci porta a riflettere: vedere giovani che, nonostante le loro difficoltà, hanno tanta gioia e voglia di vivere, mentre noi siamo mai contenti di ciò che abbiamo e sprechiamo il dono della vita che ci è stato fatto.
In seguito la parola è passata al Vescovo Orazio Soricelli che ha ricordato il tema di quest’anno rimarcando il discorso del Papa sulle beatitudini.
Al termine del momento di preghiera iniziale, presso le sale dell’oratorio della chiesa di S. Lucia, sono iniziati i laboratori curati da giovani animatori e da diversi sacerdoti della diocesi. I giovani sono stati divisi in vari gruppi e hanno partecipato a tre laboratori: il primo intitolato "Io con il tu" in cui si è discusso sul tema dell’amicizia, sul rapporto con il fratello, nostro prossimo, sulle nostre capacità di aiutare l’altro in difficoltà e su quanto siamo disposti ad amare l’altro, quelle persone riservate, emarginate perché non al passo con le tendenze del momento
Il secondo laboratorio è stato:"Io con me stesso"; attraverso una riflessione sulla canzone di Marco Mengoni “Essere umani”, i ragazzi hanno cercato di riscoprire se stessi guardandosi attraverso uno specchio e privandosi dellemaschere che spesso indossiamo nel quotidiano, nei vari rapporti e situazioniConclusioni? "Lamore ha vinto, vince e vincerà", bisogna credere in se stessi e accettarsi senza indossare alcuna maschera, il Signore ci ama così come siamo, e non perdere la speranza qualunque cosa accada. Per potersi aprire al prossimo è necessario avere fiducia in sé e consapevolezza del proprio essere.
Kantiere Kairos
L’ultimo laboratorio è stato " Io con il noi" nel quale si è parlato di un valore importantissimo per noi giovani: lalibertàLa libertà che dovremmo avere noi giovani nell’affrontare le scelte, senza farci influenzare dalla società che ci viene proposta ogni giorno, improntata all’individualismo, e se è possibile riscoprire, creare un mondo nuovo. I nostri obiettivi futuri ,ad esempio, non devono essere visti solo come pura autorealizzazione personale, ma come un modo per dare aiuto e rendere felice anche l’altro.
Conclusi i laboratori, al Teatro ci attendeva il gruppo Kantiere Kairos” per dare inizio ad un concerto. Unrock band cristiana, formata da ragazzi comuni, ma con tanta voglia di testimoniare il Signore attraverso la modalità della musica, il linguaggio che più li rappresenta.
Varie sono state le tematiche affrontate nelle canzoni, tra cui la morte, vista non come un qualcosa di negativo, ma come un incontro con il Signore nei cieli. In una canzone in particolare hanno evidenziatoche noi siamo strumenti nelle mani di Dio che la sua Volontà deve essere fatta.
Al termine delle diverse canzoni, o meglio, veri e propri inni all’amore del Signore, i ragazzi sono stati inviatati a provare la sensazione in prima persona, alzandosi in piedi e cantando una Lode al Signore che ci ama e ci amerà sempre. 
Il Vescovo coi tanti giovani che hanno partecipato alla festa
L’evento si è concluso con la cena condivisa e offertaci dalla parrocchia di Santa Lucia, con i saluti e ringraziamenti finali.      
Si attende già la festa del prossimo anno, con tanta voglia di stare insieme sia tra i giovani ma soprattutto con il Signore, che è perno della nostra vita, ci unisce e ci dà forza e gioia ogni giorno. Vi aspettiamo!

giovedì 2 aprile 2015

Mani tese verso il Mondo

Il carcere è un’istituzione conosciuta genericamente come luogo nel quale vengono imposte delle restrizioni più o meno gravi a persone che hanno violato la legge. Il progetto “Mani tese verso il mondo” nasce dalla volontà della famiglia francescana laica di Campania e Basilicata di rendersi presente ai fratelli che vivono un difficile status di vita ed ha come obiettivo la sensibilizzazione delle fraternità locali OFS e Gifra verso queste realtà. 
La gioventù francescana di Cava de’ Tirreni domenica 15 marzo si è recata presso l’I.C.A.T.T. di Eboli, un istituto a custodia attenuata per il trattamento delle tossicodipendenze e/o alcoldipendenze. L’istituto accoglie mediamente circa 50 detenuti con caratteristiche ben definite: giovani di età compresa tra i 19 e 45 anni, tossicodipendenti e/o alcolisti provenienti dalla provincia di Salerno o dal territorio della Regione Campania, con un basso indice di pericolosità sociale. La struttura di particolare rilievo storico è all'interno del Castello medievale di Eboli.
Noi Gifrini prima di entrare
Dopo i controlli di routine, svolti dalla polizia penitenziaria, ci dirigiamo verso una sala teatrale dove avrà luogo la Celebrazione Eucaristica e un momento di confronto con i detunuti. 
In quel momento iniziano a prendere piede nel nostro animo sentimenti di timore ma anche mistero e stupore. A primo impatto, nessuno riconosce chi sono i detenuti, anche perché siamo abituati ad un immagine del "carcerato – tipico”, muscoloso, tatuato, non curato in volto. Tutti i sentimenti iniziali svaniscono quando Fra' Gianfranco decide di sostituire la consueta omelia dando spazio alle parole che ogni detenuto sentiva di condividere. È questo il momento più toccante dell’ esperienza: la mente inizia a distinguere le figure dei detenuti ma ben presto viene contraddetta dal cuore che riconosce nella persona che parla un fratello.
La distanza formale che divide noi ospiti dai detenuti viene spazzata via dalle parole di questi ultimi, cariche di rammarico, a volte tristezza, ma pronunciate con grande spontaneità e orgoglio. Le diverse testimonianze ci fanno calare nelle vicende vissute dai detenuti, mettendoci a contatto con le realtà quotidiane che, con indifferenza e superficialità, apprendiamo dai media convinti che non ci appartengono e non ci possano sfiorare minimamente. Dall’ ascolto è possibile tracciare un filo conduttore che unisce le diverse parole: il desiderio del perdono. Desiderio che parte dalla consapevolezza dell’errore fatto a danno non tanto di sé ma quanto nei confronti delle persone che si hanno intorno e che ci vogliono bene.  Infatti ascoltiamo un papà detenuto che ha lasciato un figlio ancora piccolo costretto a convivere con la mancanza ingiusta della figura paterna. Un desiderio di perdono che si mette in moto e sfocia nella voglia di ricominciare grazie ai programmi di riabilitazione che ogni detenuto sceglie di intraprendere consapevole del loro valore non soltanto ai fini della pena (pensiamo ai permessi di vedere i parenti durante le visite all’istituto fino a giungere a veri e propri permessi di libertà part-time ottenuti grazie alla buona condotta) ma anche morale. Le parole dette raggiungono il cuore perché toccano aspetti che noi diamo per scontati nella nostra vita ma che scontati non lo sono: pensiamo alla libertà abusata un po’ da tutti noi ma assaporata dai detenuti. Cogliamo questi sentimenti soprattutto dalla testimonianza di Francesco che racconta l’immensa gioia di poter aspettare il proprio figlio all’uscita di scuola che si scontra però con i pregiudizi, come quelli della maestra che non lo riconosce come il padre, o con il timore di essere visto fuori dal carcere da qualche conoscente intenzionato a provocarlo o dai carabinieri che potessero iniziare una serie di controlli.
Da sottolineare ancora la tenacia e la fermezza con cui Padre Gianfranco ribadisce la bellezza del Vangelo, bellezza che appartiene a ciascuno di noi in quanto figli di Dio, nonostante tutte le esperienze negative che possono farcelo dimenticare. Bellezza che spinge Gesù a dare la propria vita per noi, belli o brutti, credenti e non, bravi o cattivi. Il messaggio che Padre Gianfranco ha voluto trasmettere è un messaggio di speranza rivolto a tutti gli uomini, siano essi liberi cittadini, onesti, premurosi, ma ancora di più per gli ultimi, i poveri perché come dice Gesù “il medico non va dalla persona sana, ma dal malato”.
Il carcere è nel Castello medievale di Eboli
 Al termine della celebrazione segue un piccolo momento di condivisione, soprattutto di dolci offerti dagli ospiti, durante il quale è possibile conoscere più di persona i detenuti, scambiandosi sguardi, sorrisi, parole e strette di mano come veri fratelli.
Quello che ci colpisce più di tutto nel comportamento dei detenuti è la gioia, la gentilezza e la felicità con le quali ci salutano e ci ringraziano della visita, forse per noi un po’ scontata, ma che acquista molto valore per loro. Quella domenica, come ha detto un detenuto di nome Mariarco, potevamo starcene a casa tranquillamente tra il divano, la tv, ecc., ma invece abbiamo scelto di essere lì e questo gesto non passa inosservato tra i detenuti perché capiscono che non sono soli, che non sono abbandonati a se stessi, che c’è qualcuno pronto a lottare per ciascuno di loro.
L’incontro si conclude con una scena finale al tempo stesso inquietante ma ricca di significato: molti detenuti si affacciano dalle finestre serrate delle loro celle sul cortile centrale dove passiamo per raggiungere l’uscita. In quel momento tutti gli occhi si posano su di noi, quasi come in una scena di un film che siamo abituati a vedere in tv. Ma lì era tutto vero. Ad un certo punto divenne quasi straziante vedere quegli sguardi desiderosi di libertà, quasi invidiosi.
L’insegnamento che ci portiamo a casa da questa intensa esperienza è la consapevolezza che il Signore ci fa stupendi doni ogni giorno che risiedono nelle persone che abbiamo al nostro fianco e in noi stessi, doni che dobbiamo apprezzare in ogni momento, metterli a frutto per il bene dell’umanità e non metterli da parte, trascurarli o dimenticarli piangendosi addosso o scoraggiandosi di fronte alle difficoltà.
Possiamo dire che è stata l’occasione giusta per adorare il Corpo ed il Sangue di Cristo, non solo nel pane e il vino spezzato e donato per noi, ma soprattutto con i fratelli che il Signore chiama “più piccoli”.